QUASI UGUALI - FRANCESCO DE FILIPPO


La copertina del libro di Francesco De Filippo "Quasi uguali"
(OSCAR MONDADORI, pp. 202 - 10,50 euro)


La recensione dell'agenzia ANSA
di Paolo Petroni

''La vita di straniero e' come avere il vestito di un altro, o troppo piccolo o troppo grande'', come dice Vasile, un rumeno di 46 anni, in Italia dal 2001. Ma il problema vero e' che troppo spesso e' come dentro il vestito non ci fosse nessuno: se sei clandestino in molti, troppi casi e' come non esistessi. Lo dimostrano purtroppo le storie che hanno raccontato tanti immigrati a Francesco De Filippo, giornalista e romanziere, e che lui riscrive in forma di racconto in prima persona. Non esisti e quindi, anche se hai lavorato, non ti pago, perche' se reagisci ti rispediscono a casa. Non esisti e quindi, se protesti, ti viene data una lezione esemplare e sarai costretto comunque a star zitto (resta esemplare la storia di Ion Cazacu, bruciato vivo dal datore di lavoro nel marzo 2000, processato e condannato dopo la denuncia della vedova Nicoleta, che l'ha raccontata a De Filippo). Non esisti e quindi, se ti fai male sul lavoro, dove non hai orario, vieni gettato in un fosso o costretto a mentire se vuoi un minimo di soccorso. Gli esempi li conosciamo tutti, basta leggere i giornali che dedicano attenzione a questo problema. Perche' se e' vero che in queste pagine i nomi e alcuni particolari sono falsi, per proteggere chi ha parlato, quel che e' vera e' l'umanita' dolente e paziente, martoriata e non vinta dei protagonisti che ci arriva attraverso il racconto di grande misura, senza coloriture e ricorso a strumenti retorici o ricatti sentimentali, grazie alla scrittura profondamente partecipe di De Filippo. Come sempre, questa narrativa del reale, frutto di anni di lavoro giornalistico, trasformato dall'operazione letteraria e la sua capacita' di dare verita' a quel che dice o fa dire, colpisce la coscienza di chi legge, rivelandogli quel che accade sotto i suoi occhi, solo dietro l'angolo. Un qualcosa di mostruoso e che sembra non appartenere a un paese occidentale civile, a quell'Europa che pure si dice fedele alla memoria perche' la dignita' dell'uomo non venga piu' schiacciata. De Filippo divide i suoi racconti in Inferno, Purgatorio e Paradisio, tra chi appunto passa o ha passato le vicende piu' nere, chi sopravvive in qualche forma e chi ce l'ha fatta, e lo fa dandoci tanti riferimenti reali, a cominciare dai luoghi, le strade, i punti di raccolta, quelli dove ci si riunisce, quelli dove si aspetta il Califfo, ovvero il caporale che scegli i lavoratori per la giornata. Sono appunto strade delle nostre citta', magari poco frequentate, ma vicino alle quali inevitabilmente ci tocca di passare: allora ci viene da chiederci se siamo piu' ombre umane noi, con la nostra indifferenza, o loro, col loro patire, da Mahari beffato dai nostri regolamenti a Albasit, rifugiato senza diritti, da William a Ru Yan, da chi vive in grotta e chi in una casa di bottiglie, che purtroppo ha attirato la curiosita' della stampa.

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