Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

Messa a fuoco, tempo e diaframma

Immagine
La prima volta che mi è toccato coprire una storia di cronaca nera pesante ero impreparato. Lo sapevo, ma non volevo darlo a vedere. Era un duplice omicidio vicino la discarica di Bellolampo a Palermo. Il mio capo capì la mia ansia, mi guardò negli occhi e mi disse: - Luciano è semplice, ricordati: messa a fuoco, tempo e diaframma. - Sono uscito dall'agenzia, ho percorso la distanza con l'evento (gli omicidi non sono mai in posti comodi ed allora si faceva tutto chiedendo informazioni sul posto alle persone per strada, niente GPS e niente "Map"), scattato le foto (con gli investigatori ai quali non dovevi fare capire che eri "U biondino" - il principiante- ma uno scafato cronista di "nera") e tornato in agenzia con in testa solo queste parole: messa a fuoco, tempo e diaframma. G. F. a "picciotto" affiliated with the losing clan is killed in the Bellomonte landfill in Palermo, Italy, 20 August 1985. Copyright 2012© Luciano del Castillo/Arc

IL POTERE DEL CALCIO (quello sociale, non quello delle multinazionali)

Immagine
Italian supporters  raise a billboard with the hero of the Italian national #soccer team, #PaoloRossi in #Palermo, Italy 21 July 1982. Copyright 2012© Luciano del Castillo/Archivio DEL CASTILLO Copyright. Tutti i diritti riservati. Questo materiale non può essere pubblicato, trasmesso, riscritto o ridistribuito. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistributed. Abbiamo cominciato a sentirci più “italiani” quando la nostra Nazionale in una partita legendaria giocata allo stremo batte la Germania in Mexico 70. Quella partita valse molto di più dei titoli mondiali conquistati successivamente. Quella partita sancì il tentativo di creare una Italia da nord a sud senza discriminazioni. Non erano ancora le strade e le piazze festose che avrebbero accompagnato i titoli mondiali delle nostre nazionali, ma seduti di fronte ad una tv bianco e nero con la scritta “vivo live” e non c’erano ne i traduttori simultanei, ne la conoscenza delle lingue per ca

PRERADOVICEVA

Immagine
Da bambino mia nonna mi raccontava qualcosa sulle foibe ma sia mio padre che mia madre la zittivano, le dicevano che bisognava guardare avanti. Probabilmente la parola d’ordine era minimizzare, non si cercava la pacificazione quanto il quieto vivere: si pensava che parlare di queste cose avrebbe solo aumentato l’odio tra le fazioni e probabilmente avevano ragione. In più il PCI ed i liberatori avevano paura che  raccontare la diaspora degli istriani avrebbe contribuito a mettere in cattiva luce l’esercito liberatore Yugoslavo, quanto la DC, chiesa e conservatori dall’altra parte chiudevano gli occhi sui massacri di civili causati dai bombardamenti alleati. E così per anni ho creduto che le foibe fossero delle fissazioni di mia nonna. Passarono tanti anni fino a quando per la prima volta ne sentii parlare ufficialmente. Per scoprire l’orrore della semplicità: massacro di civili, nascosta da motivi ideologici.  Agata con il cugino Lucio Quando la spiaggia di Vergarolla salto’ in aria, pe