IL POTERE DEL CALCIO (quello sociale, non quello delle multinazionali)

Italian supporters  raise a billboard with the hero of the Italian national #soccer team, #PaoloRossi in #Palermo, Italy 21 July 1982.
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Abbiamo cominciato a sentirci più “italiani” quando la nostra Nazionale in una partita legendaria giocata allo stremo batte la Germania in Mexico 70. Quella partita valse molto di più dei titoli mondiali conquistati successivamente. Quella partita sancì il tentativo di creare una Italia da nord a sud senza discriminazioni. Non erano ancora le strade e le piazze festose che avrebbero accompagnato i titoli mondiali delle nostre nazionali, ma seduti di fronte ad una tv bianco e nero con la scritta “vivo live” e non c’erano ne i traduttori simultanei, ne la conoscenza delle lingue per capire che quella scritta significava che la trasmissione era in diretta.  

A group of people play soccer on a lawn on which it is written: It is strictly forbidden to play soccer in Paris, February 24, 2008. Copyright 2008© Luciano del Castillo/Archivio DEL CASTILLO Copyright. Tutti i diritti riservati. Questo materiale non può essere pubblicato, trasmesso, riscritto o ridistribuito. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistributed.


Io non mi sono occupato molto di calcio nella mia vita, come tutti i bambini ho lasciato pezzi delle ginocchia nei campetti improvvisati di cemento o asfalto che trasformavano una normale caduta in un intervento da pronto soccorso. Ma l’asfalto ce lo avevamo anche noi sulla pelle per cui tutto si riduceva a tornare a casa e prenderle dalla mamma perché avevi rovinato per l’ennesima volta i vestiti, si perché era raro che si giocasse con qualche indumento sportivo. Ho una vecchia foto in cui contendevo il primato del quartiere con ai piedi  dei mocassini inglesi.

African soccer players play outdoors on the waterfront in Palermo, Italy, 29 April 2012.
Every year all the migrants living in the city organize the Africa Cup of Football, a real amateur sport challenge.
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Poi la militanza politica mi ha fatto perdere il gusto delle partitelle di calcio sotto casa e ne’ sono mai stato interessato a parlarne ossessivamente a scuola o  da militare o al lavoro per cui il mio rapporto con il calcio sport è finito con l’adolescenza.

Children play a soccer match barefoot on the "Paseo del Prado" in Avana, Cuba, 23 November 2008. Copyright 2008© Luciano del Castillo/Archivio DEL CASTILLO Copyright. Tutti i diritti riservati. Questo materiale non può essere pubblicato, trasmesso, riscritto o ridistribuito. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistributed.

Ho sempre seguito gli aspetti sociologici ed antropologici e non si può dire che il calcio non sia un collante per questa umanità esasperata. Sarà perché lo puoi giocare ovunque, con una palla vestito come credi (in molti Paesi del mondo i ragazzini giocano a piedi nudi) perché nelle società semplici i bambini sono in mezzo alla strada ed è più facile fare due squadre da 11 + eventualmente un arbitro e se non sono 11 per squadra pazienza, basta che siano uguali. Tutti da bambini ci siamo sentiti Rivera, Maradona, Pelè, Ronaldo.

Children let me play an Italy #Brazil soccer match in Lagoa do Junco, Rio Grande Do Sul, Brazil, 03 February 2002.


Ma cosa è cambiato? E’ cambiata la sostanza oggi si vuole fare “il calciatore” per guadagnare tanti skei (soldi) ma la responsabilità non sta nei sogni dei bambini  che sono rimasti immutati, ma nell’ingordigia dei genitori che si vedono già andare in giro per il mondo e fare gli agenti dei propri figli talento. Perché dal vivere il calcio davanti ad un televisore (che sport pratichi? Il calcio) a trovare lavori leggeri il passo è breve.

Children make me play a #Mexico vs  Italy soccer match in Angahuan, Mexico, November 10, 2015.


Ricordo in uno sperduto campo profughi, ma sperduto significa che neanche l’ONU sapeva dell’esistenza iracheno,  durante la guerra del golfo, i bambini appena rivelavo la mia nazionalità mi “costringevano “ a giocare una partita. E se nel campo di Gulabenaslava era una gentile richiesta, tra i Sem Terra e guaranì in Brasile era un obbligo: un italiano non poteva rifiutare di giocare una partita di calcio e l’unica concessione era quella tutt’al più di farmi giocare in porta (cosa che chiedevo spesso visto che in genere la mia forma fisica  era pessima).

Children from the Gulabenslava refugee camp in northern Iraq displays figures of Italian soccer players, Totti #DelPiero in the Kurdish area of ​​Soulemanya, Northern Iraq, 25 March 2003. Copyright 2003© Luciano del Castillo/Archivio DEL CASTILLO Copyright. Tutti i diritti riservati. Questo materiale non può essere pubblicato, trasmesso, riscritto o ridistribuito. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistributed.


Ho così tenuto alti gli onori dell’Italia, quell’Italia di Mexico 70 – ViVO LIVE -  che si affacciava con grande determinazione, paure ed incertezze agli anni delle lotte studentesche, operaie, al confronto durissimo tra stato ed antistato, che si trattasse di terroristi o di mafia, che ci ha portato poi ad entrare in Europa con la presunzione che esistono Paesi di serie A e Paesi di serie B, per non parlare delle altre  categorie che ha sdoganato la terminologia tecnica da panchina nel politichese astruso nel post Andreotti con Berlusconi che “scendeva in campo”.

A child plays football in the refugee camp on the outskirts of Baghdad, Iraq, May 25, 2003. Copyright 2003© Luciano del Castillo/Archivio DEL CASTILLO Copyright. Tutti i diritti riservati. Questo materiale non può essere pubblicato, trasmesso, riscritto o ridistribuito. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistributed.


Quante immagini che ho nella mente o che ho catturato con la fotocamera: in quel campo profughi di Gulabenaslava i bambini che mi mostravano le figurine di una stessa squadra,  che nella realtà non esisteva, con Totti e Platini, per loro era normale pensare che io li conoscessi, li guardassi allo stadio ero europeo come (loro pensavano) tutti in quelle figurine. Il mercato dei calciatori non si aveva ancora aperto le casseforti per comprare giocatori a cifre folli per nascondere le transazioni in nero o per fare quadrare i bilanci di aziende più o meno internazionali.

Il calcio che io ho amato ed amo lo leggo oggi in un post di un amico africano Lasbil Zongo che scrive: 


LE REGOLE DEL CALCIO NELLA NOSTRA INFANZIA:

1- La partita finisce solo se tutti i giocatori sono stanchi

2- Indipendentemente dal punteggio, la squadra che segna l'ultimo goal vince la partita

3- Non c'è arbitro

4- C'è un guasto solo se il guasto è grave

5- Se il proprietario della palla si arrabbia, la partita è finita

6- I 2 migliori giocatori non possono giocare nella stessa squadra

7- Essere scelti per ultimi è un'umiliazione

8- In caso di rigore il portiere viene sostituito dal miglior giocatore della sua squadra

9- Quando la palla esce dal campo per una destinazione distante, è il battitore che cercherà la palla

10- Il miglior giocatore in campo è sempre nella stessa squadra del proprietario del pallone se no fermiamo tutto

I bei vecchi tempi   


Si amico mio, una palla sgonfia e tanta fantasia che portavano gioia e amore.

Quando i bambini dell'Universo mondo dettano le regole!

©Luciano del Castillo

Roma 11 febbraio 2021 

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