Sueperuomini , super eroi domenicali
La mia adolescenza si è
sviluppata in un Paese ostile. Uno stato centrale rigido, poliziesco, e una piccola
parte di quelli che lo combattevano, trovarono nelle armi la risposta. In mezzo
c’eravamo “noi giovani” alla ricerca di risposte che andavano dalla sessualità
più libera alla retribuzione più equa. Ricordo quegli anni di gioventù con
grande gioia, ma anche tanta paura e dolore. Le giornate erano scandite dagli
attentati, gli agguati, i ferimenti e le botte fuori dalle scuole.
Io volevo vivere. Mi ricordo
sempre col sorriso, sorriso e paura il mio pane quotidiano. I toni delle
discussioni erano sempre forti, aspri. Ci si doveva, per forza, dividere in due
fazioni. Qualcuno doveva vincere e qualche altro perdere. Io volevo vivere.
I professioniste dell’odio, da
una parte e dall’altra, non lo permettevano, troppo facile. Se vuoi vivere devi
scontrarti, devi entrare nell’arena, sanguinare.
Io volevo vivere. Per fortuna Battiato spezzò, con una serie di
canzoni belle, profonde e leggere, l’anno della maturità classica e delle
scelte di un futuro.
Adesso, come allora, si usano tutti
i mezzi per creare l’odio. Gli italiani a cui piace tanto partecipare, ma non
combattere, è risaputo, si schierano sempre dalla parte di chi fa la voce più
grossa. Fino a che non saranno loro stessi vittime di questo caos misto di
ignoranza e di immediatezza (alla quale li costringono i mezzi social).
Bombe di parole lanciate a caso,
su obiettivi facili. Più che una strategia, sopravvivenza a se stessi.
Agnellini con la voce grossa, sempre pronti ad additare le comunità minoritarie
ed accusarle di tutte le nefandezze del Paese, ma lontani dal denunciare e
prendere le distanze dalla criminalità organizzata, quella che ti fa un “culo
così” se provi a toccarli.
Io voglio vivere. In mezzo a
persone sorridenti che combattono, ma vedono anche le cose belle che ci offre l’alba,
l’emozione di semplici e normali gesti quotidiani che fanno sentire il tuo
spirito a Macchu Picchu.
Chiudiamo i rubinetti di chi ci
avvelena la vita, da una parte e dall’altra, con parole di cui neanche
comprendono il significato. Tra l'odio e il qualunquismo esiste un modo di vivere consapevole ma non pessimista.
- Buona vita! -, così ci saluterebbe il mio
carissimo amico “Spino” e lui si, che di vita se ne intende!
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