Fotografia: Gioia & Rivoluzione riflessioni sulla nostra vita
Despedida ©Luciano del Castillo
«Questo luogo esiste non per star comodi ma per
sentirsi liberi»: l’affermazione scritta con il gessetto sulla lavagna
nera, alle spalle di una ragazza riflessiva deve certamente molto agli
insegnamenti di José Martí, fondatore
del Partito rivoluzionario cubano e considerato a Cuba non solo un eroe ma un
maestro di vita e di pensiero. Per lui, l’istruzione e l’educazione servivano a
rendere cittadini ed esseri pienamente umani e liberi («dall’indipendenza
degli individui dipende la grandezza dei popoli»),
insegnando loro che la felicità non si riduce al benessere materiale, all’uso
inutile e consumistico di oggetti. Negli Stati Uniti – e già allora! – Martí
osservava che «non si vede la vita
come il gioco dialettico fra le necessità che tendono ad abbassare e le
aspirazioni che elevano, ma come una bocca aperta, un gioco d’azzardo nel quale
vince solo il ricco»; del resto, diceva anche,«mucha
tienda poca alma» (molta merce poca anima).
Insomma: l’opposto di quel binomio «gioia e
rivoluzione» che dà il titolo alla mostra fotografica di Luciano del
Castillo. Allegri sembrano i personaggi ritratti sull’isola caraibica
rivoluzionaria dal 1959.
Rimaniamo sul binomio di questo felice titolo. Non
sarà pleonastico: non sarà che gioia e rivoluzione devono coincidere, se son
vere? «Essere generosi è la gioia suprema» diceva Martí. Ma la rivoluzione che cos’è, se non generosità
completa, superamento dell’egoismo? Cuba è stata nella sua storia dal 1959
forse la nazione più generosa verso il mondo. Un esempio, uno fra i tantissimi.
Uno a caso. Ce lo ispira il blog di Luciano scrivendo di Chernobyl. Ebbene: in
pochi sanno che dal 1990 il sistema sanitario cubano ha curato gratis decine di
migliaia di «bambini di Chernobyl» nel centro ospedaliero specializzato di
Tarara, oltretutto sul mare, terapia aggiuntiva. Lo ha fatto anche negli anni
durissimi del periodo especial: quando dopo il crollo dell’Urss
Cuba resistette da sola alla penuria e tentò perfino lo sviluppo di un modello
post-petrolifero.
Luciano del Castillo ha fotografato in bianco e
nero i giochi per strada, la bellezza di girare in ciabatte e mucha alma, la
convivenza solidale fra le età della vita.
Tuttavia l’autore annuncia il suo piccolo tarlo. E’
una domanda, forse, ai cubani, in particolare quelli più giovani e permeabili:
il «capitalismo dell’apparire», cristallizzato nel modello occidentale e
statunitense può aver la meglio?
Diciamolo in altro modo: potranno i moderni cavalli
di Troia insinuarsi nella «gioiosa rivoluzione»? Dopo che non ci sono
riusciti attentati, destabilizzazioni, blocchi, ce la faranno gli investimenti,
le navi da crociera, il mito delle marche, il mondo virtuale di facebook?
Per info:
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