AMINA BUFALA FALSE AMINA BLOG

Schifano artwork at MACRO museum of Modern Art in Rome.
© Luciano del Castillo

QUANDO I GIORNALISTI NON HANNO NOTIZIE DI PRIMA MANO
- True story, quanto manipoliamo la realtà che ci circonda? -

L'imbroglio di Amina, la finta blogger omosessuale siriana che in realtà è un giovanotto americano della Georgia, ci fa riflettere su due cose: l'importanza del giornalismo di prima mano (fonti proprie, contatti pregressi etc.) e conoscere meglio l'estensore del servizio, chi lo riporta, chi lo ha trovato e pubblicizzato.

Negli ultimi tempi questo tipo di incidente accade nell'area mediorientale dove la presenza di buoni inviati occidentali è scarsa. Così nelle redazioni si devono confezionare informazioni per le pagine del giorno dopo o, ancora peggio, per le edizioni dei TG che ormai sono ogni ora.

Il lettore deve pretendere la firma delle foto come dei pezzi perchè da autorevolezza e forza al tema che si sta trattando.
Quando apro un giornale, vado a cercare subito determinati giornalisti perchè ne riconosco la autorità, la serietà a prescindere dal colore politico o da altre inclinazioni.
Quando cercavo gli articoli di Ettore Mo' sul Corriere che mi raccontavano dell'Afghanistan, sapevo che Ettore conosceva personalmente capi tribu, capi della rivolta, aveva notizie di prima mano e se mi raccontava storie riportate da altri ero sicuro che le verificava.
Con internet ognuno può raccontare qualsiasi cosa ed il contrario di qualsiasi cosa.
La fame di notizie usa e getta di immagini su notizie usa e getta (vedi il mio post del 29 giugno 2009- giornalismo o fiction) fa si che le regole di controllo che i giornalisti avevano prima, saltino tutte. Così lecitamente si prendono "fermo immagine" da video per poi scoprire che sono vecchi video o che appartengono ad altre circostanze, disastri fotocopia che vengono immessi nel circuito delle NEWS che appartengono a precedenti disastri. Inoltre, solo in Italia, non c'è l'obbligo di citare la fonte o scrivere sul servizio televisivo "immagini di repertorio".

Ed in questo immenso calderone l'unica a farne le spese è la veridicità del racconto.
Scoprire che Amina non esiste e che è il frutto di un blogger fantasioso ci insegna due cose: che non sappiamo niente di medioriente e che non esistono più gli specializzati.
Se si legge bene (col senno dl poi, certo) il blog di Amina, si possono intuire delle forzature tipiche di una cultura più vicina alla nostra piuttosto che a quella mediorientale. Che i tanti liberali, uomini o donne, di quel paese non si sarebbero mai spinti così oltre in un momento tanto tragico.

Come lettori dobbiamo pretendere da qualsiasi MEDIA una attenzione maggiore delle cose raccontate per evitare che la maggior parte delle notizie entrino a far parte di quell'area delle "leggende metropolitane" che si raccontano e si tramandano per generazioni. Evitare che le notizie siano merce passeggera che serve a riempire spazi vuoti.
Pretendiamo le firme dei servizi scritti, fotografici, video, per avvalorare la veridicità dei testi. Affinchè chi scrive, posti, fotografi sia responsabile delle sue storie anche se riportate da altri.

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