BUGIE DI GUERRA: IL CASO CIRIELLO



Tulkarem. ©Luciano del Castillo

RICORDATO IL FOTOREPORTER CIRIELLO, UCCISO A RAMALLAH NEL 2002

(ANSA) - ROMA, 12 MAG - L'informazione ''e' arrivata al punto oggi di essere piu' libera, mantenendo l'anima propria del giornalismo, di essere contro, ma e' senza protezione. Viviamo una doppia crisi, quella economica e di credibilita'. Se non si reagisce, se non ci si impegna in prima persona, non si arrivera' a quell'informazione corretta che oggi nessuno vuole''. L'ha detto Paolo Butturini, segretario dell'Associazione Stampa Romana durante 'Bugie di guerra: il caso Ciriello', il ricordo, organizzato oggi nella sede dell'associazione, del fotoreporter freelance Raffaele Ciriello, ucciso nel 2002 a Ramallah, in Cisgiordania, dalla scarica di proiettili di un carro armato isrealiano.
''Tanti colleghi mi parlano di Raffaele, si chiedono perche' per i freelance non valga la livella di Toto' e anche dopo la morte i giornalisti non vengano considerati tutti uguali'', ha detto Natalia Marra, presidente
della Consulta Freelance dell'Associazione Stampa Romana. ''A Ciriello non sono state dedicate strade o scuole, come si e' fatto con altri colleghi caduti in zone di guerra. Ora pero' sono in predicato con l'assessore alle Politiche del Lavoro e Formazione della Provincia Smeriglio per organizzare un concorso per fotografi freelance da intitolargli''.
Amedeo Ricucci di Rainews24, che era con Ciriello quando fu colpito, ha mostrato un video con le ultime immagini
del fotoreporter pochi istanti prima e dopo la sua uccisione.
''Raffaele e' un morto di Serie B, e con lui altri giornalisti come Enzo Baldoni, perche' erano freelance - ha detto Ricucci-.
La sua morte all'inizio fece scalpore, poi e' stata dimenticata in frettissima, coperta dalle notizie
dell'incriminazione della Franzoni''. Per Ricucci ''oggi che i governi, le organizzazioni non governative, gli eserciti sanno comunicare direttamente, non vogliono giornalisti fra i piedi. Siamo diventati degli intrusi''. Secondo il fotografo Luciano del Castillo dell'Ansa ''e' dura andare nelle zone di guerra, e tornare con i giusti contatti e il giusto lavoro, ma va fatto, e' l'unico modo per riaffermare il potere dell'informazione vera''. (ANSA).

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